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Accordo politico su Mobilitazione dei fondi Next Generation EU European Recovery Instrument per lo Sviluppo Rurale

20 Nov 2020

Accordo politico su Mobilitazione dei fondi Next Generation EU
European Recovery Instrument per lo Sviluppo Rurale

Nota Ufficio Paolo De Castro


Lo Strumento Europeo per la Ripresa dopo la crisi generata dall’epidemia del Covid-19, attribuisce al Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale una dotazione aggiuntiva di oltre 8 miliardi a prezzi correnti che, nella proposta della Commissione europea, sarebbero dovuti essere disponibili solo dopo l’entrata in vigore della nuova Politica agricola comune, prevista per il 1° gennaio 2023.

Con l’accordo raggiunto tra Parlamento europeo e Consiglio dopo solo due triloghi (round negoziali), i co-legislatori prendono una posizione netta su questa proposta, anticipando la disponibilità dei fondi già a partire dal 2021, fino a tutto il 2022. Date le sfide senza precedenti affrontate dal settore agricolo europeo e dalle nostre aree rurali, questo supporto dovrà essere reso disponibile il prima possibile, affinché possa davvero rappresentare uno stimolo capace di aprire la strada alla ripresa economica, nel nome della resilienza, della sostenibilità e della digitalizzazione, e in linea con gli obiettivi delineati dal Green Deal europeo, dalle Strategie Farm-to-Fork e Biodiversità presentate la scorsa primavera dalla Commissione europea, e dagli impegni internazionali in ambito ambientale e climatico.

Il testo dell’accordo verrà validato dalla Plenaria del Parlamento europeo, senza possibilità di modifica, congiuntamente al testo sul Regolamento Transitorio, che estende l’attuale Pac di due anni, fino al 31 dicembre 2022: tale voto del Parlamento è atteso durante la Plenaria di dicembre, in quanto subordinato all’accordo sul futuro Quadro finanziario pluriennale (2021-2027).
PRINCIPALI PUNTI contenuti nell’accordo:

La dotazione totale di EUR 8.070.486.840 viene suddivisa in circa 2.4 miliardi EUR per il 2021, e circa 5.6 miliardi nel 2022. Questa suddivisione tiene conto del fatto che, nel 2021, gli agricoltori europei potranno beneficiare anche di ulteriori 2.6 miliardi circa, provenienti da un anticipo dei fondi per lo Sviluppo Rurale, previsto all’interno del Quadro finanziario pluriennale. Il tutto, per un pacchetto totale di sostegno alla ripresa delle nostre aziende agricole e aree rurali di oltre 10 miliardi di EUR a livello europeo.

Si tratta però solo di un punto di partenza in quanto questi fondi potranno essere co-finanziati con ulteriori risorse nazionali per un massimo del 400%, di fatto moltiplicandoli fino a 5 volte, nel caso in cui gli Stati membri lo vogliano.  

Questi fondi dovranno essere realmente strumentali alla ripresa del settore, e quindi non dovranno finanziare misure che rappresentino il business-as-usual, senza portare valore aggiunto in termini di resilienza, sostenibilità e digitalizzazione. Per questo, almeno il 55% degli oltre 8 miliardi dovrà essere destinato al supporto a misure di cooperazione, al primo insediamento di giovani agricoltori, ai piccoli agricoltori e alle imprese PMI rurali non agricole, e soprattutto a investimenti che promuovano lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, perseguendo anche i seguenti obiettivi:
maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse tramite l’agricoltura di precisione, la digitalizzazione e la modernizzazione dei macchinari e degli strumenti produttivi;
migliori condizioni di sicurezza sul lavoro;
filiere corte e mercati locali;
energie rinnovabili, economia circolare e bio-economia;
accesso a tecnologie informatiche e di telecomunicazione di alta qualità nelle aree rurali.
Questa spinta verso l’innovazione deve però avere un carattere pienamente democratico, dando ad ogni agricoltore la possibilità di accedervi, indipendentemente dalla dimensione aziendale e dal background formativo. Per questo, viene data la possibilità agli Stati membri di innalzare l’intensità del supporto per questi investimenti sostenibili dall’attuale 40%, fino ad un massimo del 75%.

Perché la ripresa del settore possa contemperare concretamente sostenibilità ambientale, sociale ed economica, almeno il 37% dei fondi saranno destinati a misure agro-ambientali (riflettendo quanto annunciato dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione) e, in particolare, all’agricoltura biologica, all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni agricole di gas serra, alla conservazione dei suoli e al potenziamento dell’assorbimento di carbonio, al miglioramento della gestione idrica, alla creazione e al mantenimento di habitat favorevoli alla biodiversità, alla riduzione dei rischi derivanti dall’uso di pesticidi e antibiotici, al benessere animale, alle attività previste dal programma LEADER.

Per quanto riguarda la parte rimanente dei fondi (massimo 8%), viene lasciata agli Stati membri la flessibilità di decidere per quali misure utilizzarla, sia tra quelle sopraccitate che tra gli altri interventi già presenti nei rispettivi piani di sviluppo rurale, sempre rispettando la clausola di non regressione ambientale: vale a dire continuare a spendere in misure ambientali almeno la percentuale di fondi PSR spesa nel periodo 2014/2020. Nel caso in cui questa percentuale superi il 45%, gli Stati membri potranno derogare dalla non regressione ambientale al fine di poter rispettare la soglia del 55% prevista per investimenti e altre misure per la ripresa. 

Oltre e dare chiare indicazioni sull’allocazione delle risorse aggiuntive, i co-legislatori hanno ritenuto che alcune cruciali misure dello Sviluppo Rurale debbano essere rese più accessibili e più incisive: per questo viene concessa agli Stati membri la possibilità di innalzare il livello massimo di sostegno per i giovani agricoltori dagli attuali 70.000, fino a 100.000 EUR.